Il mondo trattiene il fiato. Un silenzio sospeso percorre le strade, invade le piazze, si insinua nei cuori. È la quiete che segue l’irreparabile, il momento in cui la Storia smette di farsi presente e diventa eternità. Papa Francesco, l’uomo venuto dalla fine del mondo, ha chiuso gli occhi sulla terra, lasciando dietro di sé un’orma indelebile di misericordia e umanità.
Era una voce capace di parlare alle folle e di sussurrare agli ultimi, un ponte tra il divino e il quotidiano, tra la grandezza della fede e le ferite degli uomini. Ha camminato tra noi con passi semplici, ha sollevato pesi che non spettavano solo a lui, ha dato speranza a chi non aveva più nulla da attendere. In ogni gesto, un messaggio di amore disarmante. In ogni parola, la forza di chi non teme di parlare di giustizia, di pace, di compassione.
Il mondo oggi è più vuoto. Ci accorgiamo di quanto il suo sorriso fosse un faro nella tempesta, di quanto il suo coraggio fosse un esempio, di quanto il suo abbraccio avesse la forza di una preghiera. Ma i grandi spiriti non muoiono mai davvero: restano nei cuori, nelle mani che si stringono, nei passi che avanzano nella luce che hanno lasciato.
Nel vento che soffia sulle cupole di Roma, c’è ancora la sua voce. E nella nostalgia che ci stringe il petto, la certezza che l’amore, quello vero, non conosce mai fine.